August 2022
Lecture-Recital (Spanish Renaissance, Milan&Narvaez) International Guitar Festival Brno (Czech Republic) Jury Member International Guitar Competition "Guitartalent" Brno (Czech Republic) June 15th-19th, 2022 Concert tour (Paganini, Falla, Piazzolla) w/ Alina Taslavan (violin) The Netherlands May 29th, 2022 Duo Concert (Lorca, Albéniz, Falla) w/Vittoria Vimercati (mezzo-soprano) Mozzanica (BG) - Italy May 16th, 2022 Duo Concert (Lorca, Albéniz, Falla) w/ Vittoria Vimercati (mezzo-soprano) Milano - Italy March 25th-27th 2022 Lecture-Recital First Festival of Music Performance Research @National Concert Hall (Dublin, Ireland) February 19th-20th 2022 2 full days guitar master class @MaMu (Milano, Italy)
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A Giuseppe Chiaramonte va innanzitutto tributato un applauso per il coraggio, che pare avere in se anche una componente d'immodestia, di aver intitolato questo album "Soul of Strings", dove per "Soul" (anima) s'intende comunemente quel principio immateriale sede dei sentimenti, agente in quella persona, l'artista appunto, colto nell'atto d'infondere vita, forza e sentimento alle proprie opere. Un elemento quindi che arriva all'essenza stessa della musica e di ciò che l'ha generata, muoventesi nell'ambito di un insopprimibile principio ancestrale. E nel processo di creazione/condivisione chi, se non l'interprete, oltre al compositore deve donare a chi ascolta la propria anima, strumento di vivificazione del segno scritto ed espressione della sua individuale sensibilità? Confesso la mia propensione a osservare attentamente la copertina di un CD prima di metterlo in "play" nel mio lettore digitale, nel tentativo di penetrare il messaggio condensato in un'immagine che è la prima ad arrivare, in anticipo sul contenuto musicale stesso. In questa copertina vediamo la figura del chitarrista catanzarese immersa nella penombra, risaltante sullo sfondo di una parete. Ha gli occhi chiusi, cosicché noi possiamo vedere solo le palpebre, le mani sono poggiate sul suo strumento in posizione di quiete, di attesa. Ecco che viene a cadere immediatamente quel senso di "presunzione" che si era affacciato in me alla lettura dell'intestazione, quell'anima che allora presagivo vestita di protagonismo può essere intesa in senso più benevolo come un verecondo, intimo aprirsi all'altrui sensibilità. Il "Poeta della chitarra" viene considerato dalla critica Giuseppe Chiaramonte e questo per due sue spiccate prerogative: la qualità del timbro, straordinariamente caldo e corposo, che riesce a cavare dallo strumento e l'approccio particolarmente profondo verso la partitura, introspettivo, raffinatissimo e diversificato per ogni brano affrontato. Sono qualità che mettono pienamente in luce l'aspetto (forse nascosto) di uno strumento che nell'immaginario collettivo è visto come brillante e "leggero", comunque maggiormente propenso all'esternazione di una sensibilità alquanto epidermica, nell'allegria come nella malinconia, piuttosto che all'inabissamento verso oceaniche fosse. Ma è un luogo comune che questo CD vuole fortemente sconfessare. Giuseppe Chiaramonte nasce a Catanzaro nel 1985 e fa il suo debutto in concerto all'età di 15 anni. Da allora la sua attività spicca il volo divenendo quasi frenetica. Intraprende un programma di concerti particolarmente ricco che lo porta a esibirsi in importanti sale in Austria (Vienna), Germania (Berlino, Schweinfurt, Vaihingen an der Enz ), Svizzera (Zurigo), Spagna (Madrid, Leon), Italia (Milano, Venezia, Bologna e molte altre città), suscitando in ogni occasione dei lusinghieri apprezzamenti sia da parte del pubblico che della critica. Nel 2015 a Milano (Chiesa dell'Assunta in Vigentino) esegue l'inedito "Bosco Sacro", per chitarra e orchestra solista di Federico Biscione, un autore da lui amato e presente in questo album con la "Sarabanda e Giga" in prima registrazione mondiale. La risonanza del nostro strumentista nel tempo si accresce, anche grazie all'esecuzione di vari concerti dal vivo su programmi radiofonici a lui dedicati. Risulta vincitore in diversi concorsi nazionali e internazionali di chitarra, un numero sempre maggiore di compositori contemporanei si accorge di lui e gli dedica diversi brani di musica per chitarra solista, poi presentati in anteprima durante i suoi concerti: oltre alla citata "Sarabanda e Giga", ci sono le "Variazioni notturne" di Paolo Coggiola, "Bacalabra" di Francesco Domenico Stumpo. Completa i suoi studi di chitarra classica con Angelo Capistrano e si perfeziona ulteriormente con Pavel Steidl, Giovanni Puddu, Emanuele Segre, Zoran Dukic, Stefano Grondona, Andrea Dieci e, presso l'Accademia Internazionale di Musica di Milano, con Aldo Minella. Molto benevole sono le parole che quest'ultimo gli rivolge: "Giuseppe Chiaramonte è un musicista raffinato, che combina la sua innata e altamente sviluppata sensibilità musicale con una tecnica impeccabile e per molti aspetti innovativa, in particolare per quanto riguarda la produzione di suoni. È davvero piacevole ascoltarlo". Ripenso a questo giudizio nel corso di una mia riflessione che riguarda proprio la stoffa timbrica che emerge all'ascolto, ravvisabile in tutti i dodici brani suonati. La grande ricerca che in tal senso lui ha condotto è degna del massimo rispetto, dominata dall'idea di un contatto realmente carnale tra corda e dito, più intimo di quello che può essere per un altro strumento, il pianoforte per esempio, dove tra i due elementi è interposto un complesso meccanismo cha fa da mediatore. Quest'intimo contatto tra mano e corda rende immediata la produzione del suono, di quelle "good vibration" che sono adeguatamente controllabili proprio in virtù di questa stretta vicinanza. È un'anima scura quella che affiora nella trascrizione della Sarabanda dalla Partita N. 2 BWV 1004 di Johann Sebastian Bach, danza lenta in tempo ternario di origine araba o persiana dal carattere maestoso. Scritta originalmente per violino solo, sono persuaso che la sua esecuzione sulla chitarra esalti quel senso di rarefazione che induce alla meditazione, idea probabilmente presente nelle intenzioni dell'autore. Così pure la trama contrappuntistica pare emergere con maggior evidenza, favorita dall'impulso del pizzicato. La visione di Chiaramonte è eminentemente omnicomprensiva, parte dalla base di un assoluto rispetto per ogni parametro dell'esecuzione. Precisione tecnica, libertà agogica e cesello di ogni più piccolo particolare concorrono a una proiezione fuori dal tempo di questa gemma musicale. Nella sua interpretazione, non una lunga distanza sembra separare la sarabanda bachiana da quella di Francis Poulenc, nonostante siano state composte con un distacco temporale di duecentoquaranta anni. Questo foglio d'album, seppur d'esecuzione non difficile nella sua scarna scrittura, presta il fianco a valutazioni di altro tipo, segnatamente nella regione del puro suono, dove il nostro eccelle. Come brano lento dal carattere melismatico impone un'attenta calibrazione delle risonanze, che si riflettono sulla durata delle note, essendo la chitarra uno strumento armonico privo di smorzatore meccanico. Ritorniamo al discorso sul controllo delle sonorità, completamente affidato alla sensibilità/abilità dell'esecutore, che qui riesce a stabilire un clima di arcaica suggestione giocando proprio sul fascino del timbro nelle sue componenti di attacco, sostenimento e rilascio. E Chiaramonte mi è apparso in questo senso davvero magistrale. Nella scaletta si avvicenda la terza traccia: Sarabanda e Giga di F. Biscione; si tratta di un pezzo dall'ampia articolazione che merita un'analisi più circostanziata. Esordisce con un Adagio iniziale in tempo 3/4 (60 alla semiminima) immero in un'atmosfera misteriosa, intessuta di note lunghe e arpeggi. Come in un colpo di teatro, preceduto da un "calando" il tempo cambia in 12/8 (poco a poco accelerando) che pare voglia scrollarsi di dosso la ieraticità iniziale per sfociare in un turbinoso Allegro agitato. Intervengono frequenti cambi di tempo che tradiscono una sotterranea inquietudine: dal 12/8 si passa al 9/8 poi ancora al 12/8, 9/8, due battute in 15/8 poi nuovamente si affaccia il 9/8 e finalmente ritorna stabile il 12/8 (mf ben cantato). L'interpretazione è caratterizzata da una gestione esemplare della dinamica, dal "p sottovoce" si transita al "pp", poi improvvisamente al "f", "p" e "pp" per risalire al "mf" e "f"; il serpeggiante canto si spegne progressivamente in eco lontane, segnato da un "trattenuto" che diventa in fine un "Ritenuto". Brano geniale, di sicura suggestione, che nelle mani di Giuseppe Chiaramonte acquista particolare intensità espressiva. Nel quadrittico che segue di "Le Carnaval de Venise Op. 6 - Le Gondolier Op. 65 N. 3 - Elegie - Tarantelle, from Bardenklänge Op. 13" a firma di Mertz, è la tempra virtuosistica quella che deve emergere e qui lo fa senza se e senza ma. Johann Kaspar Mertz (1806-1856) fu chitarrista e compositore slovacco attivo soprattutto a Vienna, rinomato per il suo grande virtuosismo esecutivo, che lo portò a esibirsi con successo in Moravia, Polonia, Russia e Germania. Tra le sue numerose opere per chitarra, nel CD troviamo questi quattro brani; il primo è costituito da una serie di variazioni di carattere burlesco sulla melodia popolare napoletana "Oh Mama, Mama Cara", resa popolare da N. Paganini con il il suo "Carnevale di Venezia in la maggiore Op. 10". In seguito diversi altri compositori si cimentarono con questo tema, tra cui anche Mertz. Nel secondo e terzo pezzo, Le Gondolier Op. 65 N. 3 ed Elegie, tinte più scure e melanconiche si fanno avanti, ad ogni modo in tutti e quattro all'esecutore è richiesto un armamentario tecnico di alto livello. La Tarantelle Op. 13, tratta dalla raccolta Bardenklänge (Canzoni dei Bardi), è quanto mai lontana dalle atmosfere dei famosi "Poems of Ossian" di James Macpherson (1736-1796) da cui il musicista trasse ispirazione, riferendosi alla tradizionale danza in tempo veloce del Sud Italia. Non sarà un miracolo di omogeneità stilistica, ma in questa si assiste a una singolare mutevolezza nei repentini cambi d'atmosfera; dalla tristezza si passa con irrisoria agevolezza alla gaiezza, dalla seriosità allo sberleffo in una fantastica girandola d'umori, a ricostruire una cangiante, viva e palpitante umanità. Si ritorna alla purezza di linee con la Sonata in la maggiore K 208 di Domenico Scarlatti, ulteriore esempio di come il chitarrista calabrese sia capace di coniugare in un sol fiato estro, fantasia, capriccio, malinconia, e un'incontenibile vitalità ritmica. Riesce addirittura a commuovermi in "Recuerdos de la Alhambra" di Francisco Tarrega, qui Chiaramonte tocca veramente il sublime declinato al nostalgico; il tappeto continuo di quartine di biscrome ribattute è privo di ogni qualsivoglia meccanicità, aquistando primaria pregnanza espressiva, un dolce cullio intimamente fusa con la melodia. In coda alla "Track List" di questo bellissimo CD appaiono tre brani molto differenti tra loro, Preludio Saudade (da "La Catedral" di A.P. Barrios Mangoré), Tassilo in Himmel di Julia Malischnig, un vertice di sofferta malinconia con delle devastanti punte dinamiche nel finale, e Fado (da "Coin des guitaristes"). Tre piccole isole di magia sonora che concludono un percorso di suoni mirato a diventare espressione di un caleidoscopico mondo di colori, impressioni e intenso sentimento. Diversamente da quanto detto nelle note di copertina, mi piace pensare a questo lavoro di Giuseppe Chiaramonte come privo di scompartimenti stagni, non diviso nelle tre sezioni ipotizzate, ma percepibile nell'alveo di un'unica corrente sensoriale che non conosce soluzione di continuità. Certo, gli schemi aiutano ad avere una visione ordinata del materiale ma qui assistiamo a un piccolo "prodigio": i lassi temporali particolarmente ampi tra un autore e l'altro sembrano annullarsi grazie a un formidabile legante, quello della coerenza stilistica, l'attenzione al particolare nella visione generale e una meticolosità tecnica di stampo "gouldiano", che tutto rende geometricamente perfetto ma allo stesso tempo lucidamente espressivo. Siamo al cospetto di un perfezionista dotato di una calda anima. La sua poetica si nutre di questi elementi senza però rinunciare a una forte individualità. Per me questo bellissimo album è come uno scrigno di pietre preziose, un amabilissimo pot-pourri, una composizione di petali di fiori secchi e olii essenziali che aiuta a ritrovare il sorriso in un giorno di malinconia. "Soul of Strings" è la nostra anima riflessa nella musica. Come ogni strumentista che non sia un mero riproduttore di note, Giuseppe Chiaramonte mette se stesso in quello che suona, il suo vissuto, la sua straordinaria sensibilità, dimostrando quanto sia importante quell'amalgama che deve formarsi tra due sensibilità. quella dell'interprete e dell'ascoltatore. Sempre chiarissime risultano le "texture" contrappuntistiche dei brani, sgorgano senza forzature, limpide come acqua di sorgente, testimoni del grande lavoro di chiarificazione svolto sulla partitura. Emerge una lettura analitica, mai tuttavia fredda ma sempre adornata di una superiore musicalità, la quale agevola la percezione della struttura sottesa a ogni brano. C'è la tendenza a dare particolare valore a ogni nota. Attenzione, non risalto, ché renderebbe tutto monotono, ma la volontà di riaffermare con forza il suo significato nel fluire del discorso musicale. Il rilievo, se vuole, verrà da se come naturale conseguenza. Nella notevole massa di musica odiernamente registrata, questo "Soul of Strings" risplende di luce propria come una gemma. Nel buio compare un uomo con la sua chitarra ma, dopo aver ascoltato le dodici tracce presenti nel dischetto in policarbonato, scopriremo che la tenebra circostante è solo un'illusione, un "escamotage" per far risaltare la sua immagine senza che un'annoiante bagliore circostante possa distrarci dagli scampoli di anima che con tanta grazia ci porge. Alfredo Di Pietro Agosto 2019 Link: http://musicweb-international.com/classrev/2019/Apr/Mertz_fantasias_95722.htm
Johann Kaspar MERTZ (1806-1856) Fantasias for Solo Guitar Trois Morceaux, Op. 65 [21:28] Pianto dell’Amante [6:12] La Rimembranza [8:29] Pensée Fugitive [10:05] Harmonie du Soir [10:03] Fantasie über Motive aus der Oper: Don Juan (Mozart) [6:43] Giuseppe Chiaramonte (guitar) rec. 2018, Cappella dell’Immacolata, Collegio Rotondi, Gorla Minore, Italy BRILLIANT CLASSICS 95722 [63:05] In recent years, as I have become more and more interested in the repertoire for solo guitar, it has seemed to me that one quite interesting area of the instrument’s tradition has suffered relative neglect. I have in mind the music written in response to the flowering of interest in the guitar in Vienna in the first half of the nineteenth century. There were many amateur guitarists in the city along with some players of the instrument who sustained professional careers. Amongst this latter group were composers who wrote predominantly or exclusively for the guitar. Relevant names include Simon Molitor (1766-1848), Leonhard van Call (1767-1817), Anton Diabelli (1781-1858, Wenzel Thomas Matiegka (1773-1830), Alois Wolff (1775-1819) and Johann Kaspar Mertz (1775-1819). Where music for the solo guitar is concerned, some of these composers largely wrote and published pieces which in the words of Alois Mauerhofer in his entry on Leonhard von Call in New Grove, were “suited [to] the tastes and demands of amateur players who wanted pleasant music that could be performed easily”. But others, such as Molitor and Matiegka, also wrote demanding pieces well beyond the skill set of the amateur player (pieces such as Molitor’s Great Sonata, Op.7 and Sonata Op.12, or several of Matiegka’s sonatas, such as his Sonate progressive Op.17 and Grande Sonata No. 1). An important influence on the Viennese fashion for the guitar was the presence in the city, from 1806 to 1819 of the Italian Mauro Giuliani (1781-1829), widely regarded as the greatest of the age. Johann Kaspar Mertz was the last of the important Viennese guitarists (strangely he has no entry in New Grove). His compositions were definitely not for amateurs, being almost uniformly virtuosic in their technical demands. In his booklet note to this CD, Giuseppe Chiaramonte quotes Mertz’s explanation of why many of his compositions were not published during his lifetime: “In seeing these, the publishers would say it was too difficult, [so] that I would have to rearrange them. That would spoil the composition”. Elsewhere in his excellent notes Chiaramonte, who can certainly be described as a virtuoso, makes the following observation, “The style in Mertz’s Fantasias is truly outstanding, virtuoso, brilliant. They are extremely demanding technically: rapid chord changes in all positions; octaves progressing up to the high frets; successions of elaborate arpeggio patterns, often requiring very rapid right-hand thumb movements, trills on one and two strings; various types of tremolo passages; complex embellishments with flurries of notes; una-corda passages with glissando and slurs. The full extension of the instrument is used, and the whole dynamic range between pianissimo and triple forte”. Many of Mertz’s titles have about them a Lisztian air – one is reminded of compositions by Liszt, by titles such as ‘Harmonie du Soir’, ‘Le Gondolier’, ‘Pensée Fugitive’ and ‘Fantasie Hongroise’. Mertz, it should be remembered, was – like Liszt – Hungarian, having been born in Pressburg (now Bratislava), which was then the capital of the Kingdom of Hungary (then a territory of the Austrian Empire). To quote Chiaramonte again, in Mertz’s fantasies “Expressions like ‘con fuoco’, ‘con bravura’ … ‘brillante’ … are counterpoised by expressions like … ‘lugubre’, ‘tristamente’, ‘con dolore’. Each piece is perfectly in balance between the two most distinguishing aspects of romantic art … [the] ‘flamboyant’ and ‘larmante’”. If the listener starts (as this CD does) with Mertz’s ‘Fantasie Hongroise’ (s)he will soon be ready to think of Mertz as what Chiaramonte calls him - “The Liszt of the guitar”. In mood and technical brilliance, in emotional expressiveness and in the use of folk material, the comparison with Liszt is irresistible. Obviously, Mertz was a ‘narrower’ composer than Liszt, just as the guitar has fewer resources than the piano, so there is no claim here that Mertz was in any sense the equal of Liszt. Rather, that Liszt provides the right stylistic context within which to listen to, and talk about, Mertz. At times, as with Liszt, the textures sound almost oppressively opulent, but there is behind (and through) such textures a clear musical argument and structure, even if, as befits pieces called fantasias, there is often a sense of the improvisatory. These are true Romantic ‘fantasias’ in the best sense. Like Liszt, Mertz wrote a number of virtuosic pieces based on themes from popular operas. We are given just one such work on this CD – in the form of Mertz’s take on an opera that also fascinated Liszt, Mozart’s Don Giovanni. These are the best performances of Mertz’s solo pieces that I have heard – the closest rivals, among recordings I have heard are Raphaëlla Smits collection Le Romantique (ACCENT ACC 24303) and Frank Bungarten’s Johann Kaspar Mertz: The Last Viennese Virtuoso (MDG 905194). Chiaramonte, I find, does more justice to the poetic dimension of Mertz’s writing, while also revelling more wholeheartedly in the virtuosity of the music. The instrument played by Giuseppe Chiaramonte is a joy in itself – a 6-string guitar, called ‘La antiqua’ and made in 2016 by Mario Grimaldi, of “exceptionally old wood, and possessing a traditional ‘old world’ sound able to confer to the music of Mertz a wider variety of colours compared to the Viennese romantic guitar of his time. Given, in addition, the insightful booklet notes and a vivid recorded sound (but not excessively so) this is, to my mind, the one album of music by Mertz that every guitar enthusiast should own. The instrument played by Giuseppe Chiaramonte is a joy in itself – a 6-string guitar, called ‘La antiqua’ and made in 2016 by Mario Grimaldi, of “exceptionally old wood, and possessing a traditional ‘old world’ sound able to confer to the music of Mertz a wider variety of colours compared to the Viennese romantic guitar of his time. Glyn Pursglove > Listen/read
Solist Johann Kaspar Mertz: Fantasias for Solo Guitar BEWERTUNG: ***** Der einzige Gitarrist in Wien, der in einer Liga mit Paganini und Liszt spielte, war Johann Kaspar Mertz. Seine Fantasien sind nicht weniger virtuos und revolutionär als die seiner Zeitgenossen. Der Gitarrist Johann Kaspar Mertz hat Anfang und Mitte des 19. Jahrhunderts seinem Instrument eine letzte und besonders bunte Blüte beschert. Eine Generation vor ihm hatte Mauro Giuliani das Instrument populär gemacht sowohl auf der Konzertbühne als auch in Salons und Privathäusern. Als Mertz aus Bratislava nach Wien kam, waren gerade Geigen- und Klaviervirtuosen in Mode, unter anderem mit ausschweifenden Fantasien über Opernarien. Mertz reihte sich mit seiner Gitarre ein und hatte auch einige Erfolge, musste aber vom Unterricht leben. So komponierte er einerseits glänzende Virtuosenstücke für eigene Auftritte, andererseits auch kleinere Stücke wie auch Schubert-Liedbearbeitungen für Laien. Romantik pur Die acht Fantasien von Mertz, die Giuseppe Chiaramonte aufgenommen hat, zeigen den Komponisten auf großer romantischer Bühne. Er verlangt ein Spiel mit Brillanz, mit Bravour und mit Feuer – so einige Spielanweisungen und setzt scharfe Kontraste zwischen abgrundtiefer Trauer und strahlendem Jubel. Das Pathos mag uns heute übertrieben vorkommen, aber es führt doch zu einem Überschreiten auch aller klanglichen Grenzen der Gitarre. Sie evoziert hier gleich ein ganzes Orchester plus Gesang. Giuseppe Chiaramonte besitzt nicht nur die Technik, sondern auch den überbordenden Ausdruckswillen dafür. Ob zarte Abendstimmung oder Liebesklage, ob ungarischer Steppenritt oder Mozart-Oper – immer entstehen Szenen vor dem inneren Auge, die eine Gitarre allein eigentlich gar nicht ausfüllen kann. Sie tut es aber doch. Ein auf das schönste schillernder Widerspruch. Romantik pur. Dirk Hühner, kulturradio Stand vom 03.04.2019 Milano, 12 ottobre h. 19:00 – in occasione dell’apertura di art spazio ARS, associazione culturale Art Space presenta l’inaugurazione della mostra collettiva ICONS.
L’evento vedrà la partecipazione artisti emergenti internazionali, a cui seguirà il concerto di Giuseppe Chiaramonte. Un concerto e un vernissage di 16 artisti emergenti (Oleksii Gnievyshev, Alex MORA Sverzut, Ester Campese, Francesca Falli, Mara Clemente, Milena Demartino, Andrea Sciola-könig, Tanya Volobueva, Abraham Caprani, Rosa Distefano, Irina Sokolova, Eva Amos, Alyssa Pickens, Antonella Di Renzo, Yuriy Kuznets, Olga Khlobystova) caratterizzeranno l’evento. Preparazione mediata/ Preparazione immediata/ Tocco super-appoggiato. Martedì 13 giugno h.19:00
Basilica di S. Ambrogio / Antiquum Oratorium Passionis (alla sinistra dell'ingresso principale) Piazza Sant'Ambrogio 15 - MILANO Concerto-Presentazione del CD "Soul Of Strings" del chitarrista Giuseppe Chiaramonte (etichetta discografica: Da Vinci Classics). PROMO VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=Uc4RmQ4MLf4 DETTAGLI: https://davinci-edition.com/2017/04/27/soul-of-strings/ http://www.giuseppechiaramonte.it/soulofstrings.html Soul of Strings, L'anima delle corde altri non è che l'anima della chitarra stessa che grazie al lavoro di Giuseppe Chiaramonte letteralmente risuona in ogni singola nota di questo disco. Un excursus imponente nel repertorio chitarristico in compagnia di una guida in grado di scandagliare ogni piega dello strumento e delle pagine affrontate, gettando in molti casi una luce completamente nuova sul brano e portando l'ascolto ad una profondità raramente ascoltata prima negli stessi brani. Un disco che difficilmente potrà essere dimenticato e con un'anima in grado di far luce su uno degli strumenti più amati di tutti i tempi. http://schweinfurter-nachrichten.blogspot.it/2016/09/poet-der-gitarre-hauskonzert-im.html
Schweinfurt. Ein ganz besonderer italienischer Abend fand im Fotostudio Galerie Bräutigam, Graben 22, statt: Der Fotograf Johannes Bräutigam und die Gitarrenbauerin Annette Stephany veranstalteten erstmals ein gemeinsames Hauskonzert samt Fotoausstellung und konnten dafür den renommierten italienischen Gitarristen Giuseppe Chiaramonte gewinnen. Der 1985 in Catanzaro geborene, in Mailand ansässige und auf vielen großen internationalen Bühnen heimische Gitarrist Chiaramonte, der aufgrund seiner ausdrucksstarken und gefühlvollen musikalischen Interpretationen häufig als „Poet der Gitarre“ bezeichnet wird, verzauberte sein Publikum schon nach wenigen Akkorden. Das musikalische Programm umfasste drei Jahrhunderte und reichte mit Komponisten wie J. S. Bach, Heitor Villa-Lobos, Federico Biscione oder Paolo Coggiola vom Barock bis in die Gegenwart. Das begeisterte Publikum erlebte zudem eine Welt-Premiere des Stückes „Variazioni Notturne“ von Paolo Coggiola. Langanhaltender Applaus und mehrere Zugaben beendeten den außergewöhnlichen Konzertabend, der, da waren sich alle einig, unbedingt eine Fortsetzung erfahren müsse. Eingebettet war dieses erste Hauskonzert in die Fotoausstellung „Osservazioni a Venezia“ von Johannes Bräutigam. Sept. 24th, 2016, h.19.00 Galerie Bräutigam Graben 22, 97421 - Schweinfurt (Germany) Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)
Sarabande BWV 1004 Fugue BWV 1000 Heitor Villa-Lobos (1887 – 1959) Prélude n.3 (Homenagem a Bach) Prélude n.1 Manuel de Falla (1876 – 1946) Homenaje, pour le Tombeau de Claude Debussy Paolo Coggiola (*1967) Variazioni Notturne (World Première - dedicato a Giuseppe Chiaramonte) Bruno Bettinelli (1913 – 2004) Mutazione su tema di Mozart ("Là ci darem la mano" dal "Don Giovanni") Mutazione su tema di Chopin ("Notturno" op.9 n.3) Mutazione su tema di Stravinskij ("Piccolo valzer" da "Petrouschka") Federico Biscione (*1965) Sarabanda e Giga (dedicato a Giuseppe Chiaramonte) Johann Kaspar Mertz (1806 – 1856) Le Carnaval de Venise Tarantelle In più occasioni definito "un poeta della chitarra" per le sue interpretazioni cariche di forza emotiva ed espressività, Chiaramonte propone un confronto fra tre importanti autori barocchi, Sanz, Bach e Scarlatti, passando poi a tre compositori legati alla vita musicale viennese dei primi decenni del XIX secolo: l'italianissimo Mauro Giuliani, la figlia Emilia Giuliani e Johann Kaspar Mertz, il più importante chitarrista-compositore del periodo romantico. Il programma verrà eseguito su una chitarra Gaetano Guadagnini originale (Torino 1827). Musiche di Gaspar Sanz, Domenico Scarlatti, Johann Sebastian Bach, Mauro Giuliani, Emilia Giuliani, Johann Kaspar Mertz. Informazioni http://www.iicvienna.esteri.it/IIC_Vienna/webform/SchedaEvento.aspx?id=982 http://www.iicvienna.esteri.it/IIC_Vienna Data: martedì 8 marzo 2016 Orari: 19:00 Luogo: Istituto Italiano di Cultura Organizzato da: Istituto Italiano di Cultura Entrata Libera -*- Chiaramonte wurde wegen seiner Interpretationen voll von Ausdrucksstärke und Gefühl mehrfach als „Dichter der Gitarre“ bezeichnet und präsentiert einen Vergleich der bekannten Barockkomponisten Sanz, Bach und Scarlatti. Darüber hinaus führt er durch die Welt dreier Musiker, deren Schaffen eng mit der Wiener Musikszene der ersten Jahrzehnte des 19. Jahrhunderts zusammenhängt, namentlich der Paradeitaliener Mauro Giuliani und seine Tochter Emilia sowie Johann Kaspar Mertz, der wichtigste Komponist wie Gitarrist der Romantik. Chiaramonte spielt auf einer Gitarre, die 1827 von Gaetano Guadagnini in Turin gefertigt wurde. Werke von Gaspar Sanz, Domenico Scarlatti, Johann Sebastian Bach, Mauro Giuliani, Emilia Giuliani, Johann Kaspar Mertz Info http://www.iicvienna.esteri.it/IIC_Vienna/webform/SchedaEvento.aspx?id=982 http://www.iicvienna.esteri.it/IIC_Vienna Datum: Dienstag, 8. März 2016 Zeit: 19:00 Ort: Italienisches Kulturinstitut Organisator: Italienisches Kulturinstitut Freier Eintritt
Main Sponsor: Silvia Zanchi - Guitar and Lute Maker
All'interno della rassegna musicale "Obiettivo Musica 2015"
direzione artistica: Lorenzo Ceri DOMENICA 20 SETTEMBRE 2015 h. 21.00 / ingresso libero Presso Villa dei Tasso - Bergamo (http://www.villadeitasso.it/) Piazza Alpi Orobiche, 4 - 24125 Bergamo PROGRAMMA Francis Poulenc (1899-1963) Sarabande Federico Biscione (*1965) Sarabanda e Giga Johann Sebastian Bach (1685 – 1750) Sarabanda dalla Partita per violino BWV 1004 Fuga BWV 1000 Johann Kaspar Mertz (1806-1856) Elegia Le gondolier op.65 Nikita Koshkin (*1956) Usher-Valse Astor Piazzolla (1921-1992) Oblivion La Muerte del Angel Il concerto sarà preceduto dalla presentazione, con esempi musicali, di alcune delle chitarre storiche della collezione di Marco Bazzotti, a cura di Marco Bazzotti RADIO RVS - Broadcasting: January 7th January 7th, 2015 h. 9.00 p.m (UTC+1 = Italian time) Guitars Speak: Giuseppe Chiaramonte Live Speaker: Andrea Aguzzi FM 104,5 MHz (Forlì, Cesena e Ravenna) World Wide Streaming Track List 1. Five excerpts from solo recital - live in October 26th 2014 at Giuseppe Verdi Concert Hall (Casa Verdi, Milan, Italy) Gaspar Sanz: Fuga al ayre espanol Domenico Scarlatti: Sonata k208 Johann Kaspar Mertz: Elegia Johann Kaspar Mertz: Le Gondolier op.65 Mauro Giuliani: Variazioni sul tema della Follia di Spagna op. 45 2. - 3. Two pieces by the Italian composer Francesco Domenico Stumpo, "Calabrian Waltz" and "Ninninciola", recorded for Sinfonica Label (work in press). 4. "Rain story" intense and expressive piece by the Russian guitarist and composer Anna Inozemceva. 5. "Un dia de Novembre" by Leo Brouwer, recorded in Tricase (Lecce, Italy) on a guitar made by the Italian luthier Giovanni Arbace. 6. "Recuerdos de la Alhambra" by Francisco Tarrega, live recorded in the laboratory of the Italian luthier Mario Grimaldi on a guitar made by him recently. Sono lieto di segnalarvi questa bellissima intervista, curata per il suo blog da Alida Altemburg, alla quale va un mio speciale ringraziamento. Alida, modella internazionale, pianista dalla grande sensibilità ed esperta di web-contents/communication, propone nuovi ed efficaci modelli di comunicazione basati sulla sinergia tra le diverse manifestazioni dell'Arte, quali la musica, le arti visive, la fotografia... Buona lettura! http://alida-altemburg.com/giuseppe-chiaramonte-like-a-melisma/ More about Alida Altemburg: www.alida-altemburg.com
Volare con la chitarra? si può (o, almeno, questa volta è andata bene...).
5 stelle a EasyJet che lo ha specificato sul proprio sito internet: http://www.easyjet.com/it/strumenti-musicali http://www.easyjet.com/en/music-instruments http://www.easyjet.com/de/musikinstrumente Pochi giorni fa, diretto a Berlino per il mio concerto di esordio in terra tedesca, arrivato all'aeroporto di Malpensa l'impiegata che ha controllato i documenti al bancone ritiro bagagli mi ha offerto (gratuitamente) un imbarco prioritario (senza che fossi io a chiederlo!) con la giustificazione: "così porta lo strumento su e lo sistema in cappelliera prima degli altri, se lo spazio si esaurisce preferisco far stivare una valigia piuttosto che uno strumento" (volevo abbracciarla!). All'aeroporto di Berlino, però, il giorno dopo il concerto, non appena l'impiegata nota lo strumento inizia a contestarmi la rigidità della custodia, poi le dimensioni. Poi esordisce :"you have to pay". Sì certo, ho pensato (e detto), pago per stivarlo e magari per trovarlo poi a pezzi, sicuro! Allora inizia a telefonare, inizia ad agitarsi dicendo che lei non poteva approvarlo. Le mostro la stampa dal sito web (io previdente!, e menomale!), dove non è spiegata la consistenza della custodia (e ci mancherebbe altro!) e le dimensioni consentite sono maggiori (!) di quelle di una chitarra classica. Carta canta! Dopo una mezzoretta di verifiche (scusi, dicevo, la compagnia è la stessa, a Malpensa mi avete offerto anche l'imbarco prioritario e qui le regole sono MOLTO diverse?) finalmente anche la mia compagna musicale viene approvata e saliamo insieme sul volo di ritorno, io ormai serenissimo, lei con un'etichetta incontestabile con su scritto CABIN BAGGAGE! Grazie EasyJet per avere un occhio di riguardo verso i musicisti ;-) 3 PICCOLI CONSIGLI PER CHI VIAGGIA SPESSO IN AEREO:
Tratta dalla raccolta "Come un melisma" di Giuseppe Chiaramonte.
info: http://www.lafeltrinelli.it/products/9788866180845/Come_un_melisma/Chiaramonte_Giuseppe.html Charlotte, adieu Charlotte, questa luce greve di lacrime miste a pioggia inghiotte il mio occhio i salici toccano terra i rami flaccidi e il cielo di piombo pesa sulla mia testa rada i colori dell’autunno ha sciolto il temporale le foglie rosso acquerello ha sepolto in pozzanghere nere. Il tuo pianoforte non ha più tasti bianchi non ha tasti neri ma è una grigia distesa informe come neve sporca agli inizi di marzo. Tu non puoi vedere, siamo in cento con la tua bara sulle nostre spalle ti accompagniamo col pianto lento come i nostri passi pesanti come macine tu non puoi vedere la tua bara lucida e i nostri vestiti bagnati tu non puoi sentire il suono ovattato della grancassa tu non puoi ma puoi ricordare i tasti neri del pianoforte contrastare l’avorio delle tue dita sottili e forti e la luce del sole riflessa dai boccoli d’oro abbagliare lo spartito! Una luna tu eri! Qui la pioggia gli odori ha lavato e solo il fumo d’incenso giunge profumato e solo la fiamma fioca delle candele ha un colore e un’anima un coro d’angeli accompagna te angelo, al di sopra delle nuvole, e in quelle note riconosco il suono dell’amato liutista. Pregherò la terra perché non pesi sul tuo fragile corpo sottile come tu non gravavi su essa un fiore di mandorlo prima di morire. Giuseppe Chiaramonte 3 maggio 2014. - KunstSalon Maja & Friends
Biglietti : Prevendita: 15 Euro (per informazioni e acquisto biglietti: http://www.majafluri.com/termine/ ) Vendita diretta al KunstSalon: 20 Euro. Programma: Solo recital - Chitarra sola (Giuseppe Chiaramonte) - Musiche di Mertz, Albeniz, Koshkin Duo voce-chitarra (Maja Fluri, soprano, Giuseppe Chiaramonte, chitarra) - 7 Canzoni popolari spagnole di M. De Falla Descrizione dell'evento: Klassische Gitarre mit dem Stargitarristen Giuseppe Chiaramonte aus Mailand - u.a. De Fallas sieben spanische Volkslieder (gesungen von Maja Fluri dazu die passenden Bilder von Matthias Wunsch) Was: 37. Salon Maja & Friends: "Gitarrensalon" - spanische Lieder in Musik und Bild Wann: Samstag, 3.5.14, Einlass 19:00h, Beginn: 19:30h Wo: im Grand Slam (Clubhaus vom LTTC Rot-Weiß), Gottfried-von-Cramm-Weg 47, 14193 Berlin Wer: Giuseppe Chiaramonte (Gitarre), Maja Fluri (Sopran), Matthias Wunsch (Bilder) Programm: Spanische Lieder in Musik und Bild Musik: Manuel de Falla, Isaac Albéniz, Johann Kaspar Mertz Bilder: spanische Impressionen von Matthias Wunsch Eintritt: Online-Vorverkauf 15€, Abendkasse 20€ Karten: erhältlich unter: http://www.majafluri.com/termine/ Strumento alla mano, il chitarrista classico Giuseppe Chiaramonte ci parla dei "Nuovi principi di tecnica chitarristica", oggetto del suo Corso Annuale di Perfezionamento presso l'Associazione Infinitamusica di Milano.
Dopo un'introduzione dedicata al suo articolo "Chitarra Classica: un timbro caldo è matematicamente migliore", descrive i vantaggi della preparazione "mediata" e "immediata" e del tocco "super-appoggiato", servendosi di esempi musicali tratti dalla letteratura chitarristica. *Breve introduzione
Scrivere sul timbro della chitarra è impegnativo perché l’argomento è quanto mai delicato e si è spesso prestato alle più svariate interpretazioni. Premetto dicendo che l’oggetto di questo articolo non è la policromaticità della chitarra, discussa ampiamente nei trattati. Userò il risultato di principi fisico-matematici, ma non introdurrò equazioni o grafici per non appesantire la discussione. Mi servirò anche di considerazioni estetiche ed empiriche, perché non c’è altro modo (a meno di comparare lo spettro delle frequenze) per mettere a confronto due o più timbri diversi. Per il loro carattere, alcuni timbri chitarristici vengono percepiti come “caldi” o “scuri” o “belli”. Esagerando, ma non troppo, “pianistici”. Altri “metallici”, “duri”, “spigolosi”, e così via. Addirittura “meno belli”. Considero inconcludente ogni tentativo di discussione sulla bellezza dell’uno o dell’altro timbro che abbia come scopo la soluzione del dilemma. Anzitutto perché non esiste una distinzione netta tra i due timbri. Inoltre, la chitarra è originale proprio per l’enorme ventaglio di colori sonori che può manifestare. Nella mia idea, però, ogni chitarrista ha un timbro base, una “tinta” prevalente, dalla quale si discosta per necessità interpretative. E non potrebbe essere altrimenti, in quanto l’iter di apprendimento porta inevitabilmente ad avere una posizione della mano, una articolazione dei movimenti ed una forma delle unghie prevalenti. Da qui in poi parlerò di un timbro “caldo” e di un timbro “metallico”, sapendo già di essere capito. Tralasciando volutamente qualsiasi riferimento a come ottenerli e a quale sia la causa fisica che produce l’uno o l’altro effetto. *La tesi Voglio dimostrare che un suono “caldo” ha una maggiore uniformità spaziale e una proiezione a distanze maggiori rispetto ad un suono “metallico”. E per farlo introduco innanzitutto delle condizioni al contorno. *Alcune condizioni al contorno Intendo entrambi i suoni da confrontare prodotti dalla stessa chitarra, dalla stessa corda e sulla stessa nota (poniamo il MI cantino a vuoto). Pizzicata nello stesso punto. I due suoni, per essere confrontati, devono contenere la stessa energia. In termini più rigorosi, l’integrale su tutto lo spettro in frequenza di entrambi i suoni, registrati nello stesso punto nello spazio (qualsiasi, ma identico per entrambi gli esperimenti) deve essere lo stesso. A questo punto non occorrerebbe aggiungere altro, ma voglio precisare che intendo la corda avente la componente vibrante principale contenuta nello stesso piano per entrambi gli esperimenti (questo per rendere il suono indipendente dai diversi modi di vibrazione della tavola armonica). Per rendere gli esperimenti indipendenti da effetti ambientali quali riflessioni, rimbombi, eco etc. poniamo di essere all’aperto e senza ostacoli. Stessa unghia, o unghia con identiche proprietà meccaniche. A parità di tutto cambierà la forma che la corda deformata assumerà al momento di essere rilasciata. *Una sintetica descrizione del contenuto in frequenza Il timbro è uno dei tre fondamentali caratteri distintivi del un suono. Fisicamente, due suoni di una stessa corda vibrante ma pizzicata in maniera diversa si distinguono in base al contenuto in numero e ampiezza delle armoniche. Le armoniche sono componenti del suono ad una frequenza multipla della fondamentale. Immaginiamo di poter descrivere un suono come un polinomio di infiniti termini, ognuno contenente una sola informazione: la frequenza. Ora immaginiamo di moltiplicare ogni singolo termine per un coefficiente. Adesso il polinomio è la somma di termini, ognuno dei quali si distingue dagli altri per il contenuto in frequenza e per il coefficiente che lo moltiplica. Il coefficiente moltiplicativo si chiama ampiezza. In questo modo abbiamo scritto un suono come una combinazione lineare di un’infinità di suoni armonici semplici. Nella realtà un suono non contiene una infinità di armoniche semplici, ma la scrittura polinomiale è ancora valida perché basta porre a zero alcuni coefficienti per eliminare le frequenze che non interessano. Se volessimo farlo in pratica, sarebbe impossibile misurare l’esatto contenuto armonico di un suono perché ci sarebbero sempre alcune armoniche con una ampiezza così bassa da non poter essere registrate con gli strumenti attualmente disponibili. I nostri due suoni di uguale energia, di uguale nota fondamentale, prodotti dalla chitarra nelle condizioni sopra descritte, e che io sto chiamando “caldo” e “metallico”, semplicemente per convenzione, si potranno descrivere con due diversi polinomi. Se avessimo a disposizione un potente strumento (diciamo una evoluzione moderna del risuonatore di Helmholtz) potremmo registrarli, graficarne lo spettro nel dominio delle frequenze e scoprire il valore dei singoli coefficienti, con l’approssimazione data dalla risoluzione e sensibilità dello strumento di misura. Solo così potremmo distinguere e descrivere i due diversi suoni. Qui non abbiamo a disposizione né lo strumento né i suoni, ma chiunque è invitato a immaginare un suono dal carattere “caldo” e un suono dal carattere “metallico”, entrambi prodotti da una chitarra classica: ognuno con la propria esperienza può farlo. In linea teorica, un suono “caldo” differisce da un suono “metallico” sia per il numero di coefficienti moltiplicativi diversi da zero sia per l’ampiezza degli stessi. Poiché, però, stiamo considerando suoni provenienti dalla stessa corda, stessa chitarra etc., si può ragionevolmente semplificare la trattazione assumendo che entrambi i suoni abbiano un identico numero di coefficienti diversi da zero ma con diversa ampiezza. Quindi lo stesso numero di suoni armonici sovrapposti alla fondamentale, ma con ampiezze diverse, ovvero con una diversa distribuzione nelle frequenze dell’energia contenuta nei suoni stessi. *La propagazione del suono Un’ultima ed importante asserzione. Ѐ noto dalla fisica che nell'aria tutti i suoni si propagano alla stessa velocità, la velocità del suono, appunto!, indipendentemente dalla loro frequenza. Quindi tutte le armoniche contenute in un suono si propagano alla stessa velocità. Mentre si propaga, però, il suono si smorza, ovvero la sua intensità diminuisce, e lo fa col quadrato della distanza. *La dimostrazione In accordo con quanto ho detto sopra, l’intensità di ogni singola armonica caratterizzante il timbro di un suono diminuisce, man mano che il suono si propaga, secondo una legge matematica che vale per tutti i suoni armonici. Riprendendo la descrizione in frequenza, il suono “caldo” ha la nota fondamentale e le armoniche più vicine ad essa più ampie rispetto al suono “metallico”. Il suono di tipo “metallico” ha invece le armoniche a più alta frequenza caratterizzate da una maggiore ampiezza rispetto al suono “caldo”. La conseguenza di ciò è che la stessa energia per produrre i due suoni viene distribuita in modo diverso nel dominio delle frequenze. In entrambi i casi il grosso dell’energia usata per produrre il suono è concentrato attorno alla nota fondamentale. Nel caso del suono “metallico” però, una parte di questa energia si distribuisce alle frequenze alte più di quanto invece avviene nel suono “caldo”. L’effetto di questa distribuzione è evidente al nostro orecchio e ci permette di distinguere i due diversi timbri. A parità di energia impressa alla corda, l’energia che nel suono “metallico” si “spalma” alle alte frequenze viene ad essere, per così dire, sottratta alla fondamentale e alle frequenze a essa vicina. Ogni armonica si estingue nello spazio secondo una legge inversamente proporzionale al quadrato della distanza dalla sorgente, come detto sopra. In questo modo, le armoniche ad alta frequenza, che già hanno una ampiezza inferiore alla fondamentale in qualunque tipo di suono, raggiungono in brevi distanze un livello di intensità così basso da non essere più udite. Prima conseguenza di ciò è che un suono “metallico”, se ascoltato ad una certa distanza, appare meno metallico, perché scompaiono le componenti ad alta frequenza. Mentre sopravvivono ancora (benché attenuate) le componenti attorno alla fondamentale. E non è tutto. Nel suono “metallico” la componente più vicina alla fondamentale risulta di intensità più bassa rispetto al suono “caldo” già in partenza, perché una più ampia fetta di energia è ceduta ai suoni armonici. Contrariamente, un suono caldo ha già in partenza un contenuto di armoniche superiori di bassa ampiezza. Ciò significa che pochissima dell’energia usata per produrre il suono è andata frammentandosi alle alte frequenze. Come conseguenza, il suono non disperderà nello spazio lo stesso numero di componenti ad alta frequenza così come accade per suono “metallico” e il timbro apparirà più uniforme alle diverse distanze dalla chitarra. Questo perché già in partenza il suono è più robusto nelle componenti attorno alla fondamentale e i suoni armonici non sono udibili. Quindi, le componenti armoniche prossime alla fondamentale, poiché l’energia non è stata “sprecata” nelle armoniche superiori, saranno udibili con intensità maggiore a distanze maggiori rispetto al suono “metallico”, nonostante siano comunque soggette alla stessa legge matematica di estinzione dell’intensità. *Conclusioni Come affermato all’inizio dell’articolo, quindi, un suono “caldo” è più uniforme nello spazio ed è udibile con maggiore intensità a maggiori distanze rispetto al suo equivalente “metallico”. Dalla mia esperienza, chi ascolta un suono “caldo” lo definisce anche “bello”, o “più bello” di un suono “metallico”. Ma la bellezza è sempre soggettiva. GIUSEPPE CHIARAMONTE Guitars Speak Live: Giuseppe Chiaramonte in concerto
Clicca qui per ascoltare il podcast della puntata radiofonica andata in onda domenica 5 gennaio 2014: Estratto dal Blog Chitarra e Dintorni Nuove Musiche... La prima puntata del nuovo anno per i concerti di Guitars Speak è dedicata all'amico Giuseppe Chiaramonte, brillante chitarrista classico e interprete, ascolteremo un suo recital tra musica rinascimentale, contemporanea, romantica e improvvisazioni. The first episode of the new year concert of Guitars Speak is dedicated to our friend Giuseppe Chiaramonte, a brilliant classical guitarist and performer, we will listen to one of his recitals for Renaissance, contemporary, romantic music and improvisations. Programma/Program: 1. Six Lute Pieces of the Renaissance (Vaghe belleze et bionde treccie d'oro vedi che per ti moro, Bianco fiore,Danza, Gagliarda, Se io m'accorgo, Saltarello) 2. Idillio, improvisation 3. Byzantine Church, improvisation 4. D. Scarlatti- Sonata K 208 5. Preludietto e Contrappuntino, improvisation 6. Leo Brouwer- Un dia de noviembre 7. Simone Pionieri- Notturno 8. J. K. Mertz- Le Gondolier |
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